
Un aereo è costretto ad un ammaraggio in pieno oceano, e Jack, l'unico sopravvissuto, trova scampo in una specie di torre che emerge dal mare. La torre porta ad una batisfera che permette l'accesso ad una città sommersa, Rapture. Questa città fu costruita da un un certo Ryan, che cerco di creare una moderna società utopistica. Ma Jack si rende conto ben presto che la città è ormai uno spettro di se stessa, e gli ultimi abitanti sono impazziti per l'abuso di modifiche genetiche che erano state rese possibili da una sostanza trovata in un mollusco: l'Adam. Suoi unici contatti: un certo Atlas che come lui è intrappolato e cerca di salvare la famiglia, e una dottoressa tedesca che chiede aiuto per salvare le sue “bambine”. Quando infatti l'Adam cominciò a scarseggiare e i molluschi da cui si estraeva si estinsero, l'unica fonte di Adam erano i cadaveri, e le uniche a poter estrarre l'Adam dai cadaveri erano delle bambine create grazie l'ingegneria genetica. A Jack non resta che cercare una via di fuga, e a lui sta la scelta: salvare le bambine che raccolgono l'Adam o ucciderle per impossessarsi lui stesso di quanto più Adam possibile.
Bioshock un po' presuntuosamente si presenta al pubblico come “l'FPS 2.0”, cioè un gioco che dovrebbe riscrivere i canoni del genere degli sparatutto in prima persona... ma non è che in fondo introduca poi troppe novità. Certo, al giocatore viene lasciata la scelta se essere il buono della situazione o il cattivo, in base a come si comporta nel salvare o uccidere le bambine mutanti che incontra, ma qualcosa del genere lo si aveva già visto in passato: per esempio, nel primo Jedi Knight uccidendo gli innocenti che si incontravano per caso era possibile abbracciare il Lato Oscuro della Forza e sbloccare così un finale alternativo. E non dimentichiamo il buon vecchio Blood Omen: Legacy of Kain in cui l'energia bonus si trovava sotto forma di prigionieri di cui il nostro “buon” Kain, da bravo vampiro, doveva nutrirsi. Ancora, la difficoltà del gioco è stranamente altalenante: i nemici che si incontrano per strada, i ricombinanti, sono spesso parecchio forti ed è facile rimetterci le penne se se ne incontrano più di due; lo stesso vale per i Big Daddy, enormi tizi con mostruose tute da palombaro che altro non sono che i guardiani delle bambine: sono nemici davvero potenti, forse anche troppo. Viceversa, lo scontro finale è quanto di più facile abbia mai visto: il boss finale va giù senza problemi... l'ho ucciso al primo tentativo e piuttosto facilmente, come credo non mi sia mai capitato prima in un videogioco.
Forse, il vero punto di forza va cercato nell'ambientazione: la città deserta e depredata di Rapture, con i suoi folli abitanti che ci corrono contro gridando frasi sconnesse tra cui anche brani di preghiere o passi della Bibbia, e particolarmente ispirati sono anche i discorsi registrati del fondatore della città, Rayn, in cui il giocatore può imbattersi. Da essi giungono appelli alla libertà dell'individuo con forti critiche ai sistemi democratici, comunisti e persino religiosi. Anarchia o solo esaltazione delle capacità del singolo individuo? Beh, c'è da riflettere.
In definitiva, Bioshock resta solo un buon gioco con un'ottima grafica e un doppiaggio italiano molto ben fatto, che soffre un po' per quanto riguarda il bilanciamento degli scontri. Ma in fondo non credo che si possa veramente dire di essere di fronte a “qualcosa di nuovo”.