Grazie ragazzi
Il mio augurio è non solo per il mio punta e clicca ma per tutto il settore videogame in Italia .
Esperti del settore sono concordi nel descrivere una situazione poco piacevole - Franco Bolelli :
La nostra bella italia , ricca di talenti è un paese culturalmente in difficoltà, costituzionalmente inadatto alla creazione di videogiochi. Ma il mondo è cambiato, e gli italiani possono realizzare i loro sogni, moltissimi lo hanno già fatto. Un giorno, grazie a loro, il nostro paese potrebbe rinascere grazie alla contaminazione dentro e fuori i propri confini. Uno ad uno, è ora di smettere di guardare a quello che non funziona e quello che non ci piace, e costruire alternative, senza pregiudizi, senza guardare indietro, seguendo qualunque strada di qualità che ci si apra davanti.
ed ecco l'opinione di Alessandro Aresu . Sulla condizione del videogioco in Italia descrive un paese in panne, e elenca alcune proposte interessanti, ma forse eccessivamente ottimistiche in un paese come il nostro. La nostra industria del videogioco è quasi inesistente, l’ultima tra i paesi del G8. A parte le eccezioni di Milestone ed Artematica ( concordo pienamente ) , le software house di rilievo sono praticamente inesistenti. Il gruppo di filiera di Confindustria dedicato al settore, nato per sensibilizzare il governo sui problemi degli sviluppatori, dopo un anno di vita ha visto già defezioni importanti come quella della stessa Artematica e di Twelve srl, ed è protagonista di numerose e frequenti polemiche nei siti degli addetti ai lavori.
Se mancanza di finanziamenti statali e la burocrazia italiana sono un grosso ostacolo per gli aspiranti sviluppatori italiani, quello che più preoccupa è vedere lo scarso apporto della scena di sviluppatori italiani nel mondo del videogioco indipendente, esploso negli ultimi anni grazie a nuovi sistemi come l’iPhone e i negozi online di Microsoft, Sony, Nintendo e Valve. Al di là dell’eccezione di Molleindustria, un esperimento tutto italiano improntato sul videogioco come critica sociale, non capita mai di sentir parlare di giochi italiani che si facciano notare in un mondo in cui alcuni dei protagonisti più celebri sono adolescenti che programmano dalla loro camera senza spendere una lira. Piuttosto strano per un paese di 60 milioni di abitanti.
Daniele Marini sul ruolo dei game designer , dice : L'Italia è indietro rispetto a molti altri Paesi non tanto sulla formazione quanto sulla presenza di imprese significative in questo campo. Le poche aziende italiane che sviluppano (o per lo più "localizzano") videogiochi non hanno così rilevanti esigenze di sviluppatori e progettisti.
Molte piccole iniziative propongono giochi su web per i quali la preparazione di un informatico medio è più che sufficiente. Quindi se non c'è impresa non c'è domanda e studenti e famiglie questo lo colgono con chiarezza.